Sveglia ore cinque e trenta immerso in un buio che mi spaventa muovendo lenta una mano attenta cercando ciò che più mi rappresenta La trovo già pronta anatomica e dura prolunga il mio corpo ben oltre natura carica e scura la stringo forte non c'è più paura non c'è più la morte non c'è più il buio coi suoi misteri non c'è più oggi non c'è più ieri non c'è più tempo per far domande c'è solo lei così lucida e grande lei è la mia forza il mio rispetto usa lei le parole che non ho mai detto Stesa al mio fianco regina del letto quando c'assale un rumore sospetto la bocca rovente la canna fumante cinque e quaranta nel mezzo di niente già non ricordo più cosa è successo prima di adesso tutto è sconnesso C'era un rumore sommesso di passi frullo di passeri che volan bassi suoni distanti suoni distinti suoni furtivi di piccoli istinti scivolo rapido giù dal letto con lei davanti ma lesto stretto Dietro la porta nel corridoio il cuore invade la gola e l'ingoio giù dalle scale lei che guida quando tutto a un tratto il buio grida ma lo zittisce in un lampo occhi sbarrati senza più scampo L'alba si srotola tra i lampeggianti di un'ambulanza e di alcune volanti tinge di rosa ogni angolo spento chiazza di rosso il mio pavimento fermo seduto rispondo ogni parola un respiro profondo No non ho visto nessun ragazzino ma un delinquente con un temperino L'ho sorpreso quando son sceso vista la lama mi sono difeso è un mio diritto e se son scattato non è un delitto e se l'è cercato Questo è entrato e l'ho beccato gli è andata male d'avermi trovato mentre ero a letto con la Signora calibro 9 senza sicura.