Un giorno lontano quand’ero innocente e tutta candore e virtù, se un tale veniva a farmi la corte gli davo assai poco e mai di più! Poco importava a me che fosse ricco, ben lavato anche al venerdì, e che educato fosse, sempre “comme il faut”. Io rispondevo: No! Solo così non c’è da perdere, ci si salva sol così. Anche se la luna splende in ciel, anche se la notte è calma e senza vel non si deve andar più in là. Si, è meglio essere fredda e senza cuor e lasciarsi andare non si può. Non si sa quel che può accadere, bisogna sempre dire: No! Il primo che venne era un tale del Kent, era bello, era pazzo di me; secondo fu un duca con cento castelli, e il terzo era ricco come un re. Cosa importava a me dei loro soldi, del profumo anche del venerdì, dei colletti e dei guanti sempre “comme il faut”. Io rispondevo: No! Solo così non c’è da perdere, ci si salva sol così. Anche se la luna splende in ciel, anche se la notte è calma e senza vel non si deve andar più in là. Si, è meglio essere fredda e senza cuor e lasciarsi andare non si può. Non si sa quel che può accadere, bisogna dire sempre: No! Ma un giorno, e fu un giorno colore d’azzurro, un tipo deciso arrivò: entrò nella stanza, appese il cappello ed io quel che feci non lo so. Cosa importava a me, se non ne aveva, se non cambiava il colletto al venerdì, e che importava se non era “comme il faut”. A lui non dissi: No! Cosa c’era ormai da perdere quando tutto andò così? E la luna risplendeva in ciel e la notte era calma e senza vel e si andò molto più in là. Non bisogna esser fredde e senza cuor, contro il cuore andare non si può. Più di quello non può accadere. Da allora non ci fu più No.