E terra e acqua e vento, non c'era tempo per la paura nati sotto la stella quella più bella della pianura, avevano una falce e mani grandi da contadini e prima di dormire un padre nostro come da bambini. Sette figlioli sette di pane e miele a chi li do sette come le note una canzone gli canterò. E pioggia e neve e gelo e fola e fuoco insieme al vino e vanno via i pensieri, insieme al fumo su per il camino. Avevano un granaio, e il passo a tempo di chi sa ballare di chi per la vita prende il suo amore e lo sa portare. Sette fratelli sette di pane in miele, a chi li do non li darò alla guerra all'uomo nero non li darò. Nuvola lampo e tuono, non c'è perdono per quella notte che gli squadristi vennero e via li portarono coi calci e le botte. Avevano un saluto, e degli abbracci quello più forte avevano lo sguardo quello di chi va incontro alla sorte. Sette figlioli sette, sette fratelli a chi li do ci disse la pianura questi miei figli mai li scorderò. Sette uomini sette sette ferite e sette solchi ci disse la pianura i figli di Alcide non sono mai morti. In quella pianura, da Valle Re ai Campi Rossi noi ci passammo un giorno e in mezzo alla nebbia ci scoprimmo commossi