Un cappello un po' bizzarro ed un sigaro toscano, un bastone nella mano, era lei, qualche anno sulla pelle occhi dolci e luminosi una smorfia e un sorriso, era lei, e un omino un po' pelato rosso in viso, alcolizzato col cappotto un po' scucito: era lui, a guardava un po' incantato e in silenzio si sedeva, ma parlava, ma, parlava solo lui. A Nervi nel '92 su una panchina scolorita, a Nervi nel '92 le raccontava Ia sua vita, le raccontava Ia sua vita. Lentamente ricordava, una storia di una donna, che giocava e non rischiava quasi mai, che il telefono scopriva anche se poi lei mentiva, camminando sopra ii filo in su e in giu', in un circo coi leoni, coi pagliacci mattacchioni, lavorava e lavorava solo lei ma di colpo si fermava e diceva che l'amava, lei rideva ma ascoltava ferma li'. A Nervi nel '92 su una panchina scolorita, a Nervi nel '92 le raccontava Ia sua vita, le raccontava Ia sua vita. Le sue mani affusolate un po' timide e delicate, lui stringeva e lei stringeva sempre più, oramai da molti anni il 18 era passato, ma non si era mai stancato insieme a lei, mordicchiandosi le dita non diceva una parola, ma i suoi occhi Ia tradivano sempre più, e cosi una sigaretta con amore ciancicata gli accendeva e lui fumava insieme a lei. A Nervi nel '92 su una panchina scolorita, a Nervi nel '92 le raccontava Ia sua vita, le raccontava Ia sua vita.