E lascia che sia l'istinto Non l'ombra dell'incertezza O suggellare distinto Il distacco dalla tenerezza Le banali forme dei dire Da quelle piene d'essenza L'alba dall'imbrunire Il vezzo dolio veggenza. E lascia che sia la voglia La curvo del desiderio La verde ultima foglia Del nostro vocabolario A ricordarci il rigore Lo fiamma che ci arde intorno Dell'appetito il languore Della stanchezza il sonno. E lascia che sia ìa pace A dettarci l'intima via A macchiar d'ansia fugace L'elogio dello pazzia, E lascia che sia iì silenzio La brezza d'antico orgoglio A imporci l'onore e il dazio Di questo nostro risveglio. Che ci armi d'uve e pazienza Di sane e robuste fronde Di gioie, di tolleranza Di amene e di ardile sponde, Che ci offri del vino e del pone E ai nostri figli un idea Di ciò che ci appartiene Della bendata dea. Che riempia di primavere Le nostre finestre infine Che illumini le nostre sere Di fitte stelle al confine.