Ti ricordi Nina il vecchio girotondo nella campagna chiara di mezza primavera per far crescere il grano pregavi un dio lontano un dio che non si paga: e ti chiamaron maga. Ti ricordi Nina quando arrivò l'estate il tuo parlar col cielo con l'erba e con il melo il tuo fuggir nei campi quando la notte canta: e ti chiamaron santa. Ti ricordi Nina la luce dell'inverno e le case erano tane per spartirsi la fame tu stavi in mezzo al gelo e bestemmiavi il cielo con gli occhi di chi prega: e ti chiamaron strega. Ti ricordi Nina il medico in paese venuto da lontano col suo camice bianco ed un sorriso stanco inutile e tagliente come la vecchia latta: e ti chiamaron matta. E ti chiamaron matta e ti chiamaron matta