Signore Riuscirò ancora a camminare Sopra i carboni accesi della mia povertà? Profumava d’egoismo e di primavera La tua croce, la mia sa di muschio e di sudore ma anch’io ho saputo perdonare i miei ladroni. Fiaccole di lampioni, luci mie, mio padre se n’è fuggito via con gli anni e non faceva il falegname. Signore, scendi giù, ti porterò a vedere le rive del fiume E i barattoli del mio caffè. Andremo alla fontana E i passeri ti beccheranno la punta delle scarpe e per un momento ti sentirai generoso e utile. E l’acqua sarà lo specchio mosso Che deformerà il viso E abbellirà la tua passione E poi... E poi sarà Natale E gli abeti saranno carichi di neve E le filastrocche saranno il vento Sopra i riccioli biondi di un bambino Che piange senza tenerezza. Gli porteremo un regalo, magari un bottone del tuo cappotto d’oro, una moneta grande così che forse tra le fodere avrò. Gli faremo un sorriso, il sorriso dei barboni, quelli con le orecchie lunghe sulle vetrine e quello di un randagio che dorme accanto a te e ti scalda perché sei come lui. E l’acqua sarà lo specchio mosso Che deformerà il viso E abbellirà la tua passione E poi... E poi sarà Natale E gli abeti saranno carichi di neve E le filastrocche saranno il vento Sopra i riccioli biondi di un bambino Che piange di contentezza. Gli porteremo un regalo, magari un bottone del tuo cappotto d’oro, una moneta grande così sperduta tra le fodere... Gli faremo un sorriso, il sorriso dei barboni, quelli con le orecchie lunghe sulle vetrine e quello del randagio che dorme accanto a te e ti scalda perché sei come lui. Il sorriso di una donna Che ti vuol bene nella povertà E illumina la tua casa E asciuga le pareti umide E scalda il freddo che c’è. Il sorriso di una fiaba d’inverno, signore, la tua fiaba. Signore scendi giù, ti porterò a vedere le rive del fiume...